Metodologia

Come si è svolta la ricerca

La metodologia di ricerca si fonda sulla lettura regressiva del territorio ed è volta a ricostruire il processo di stratificazione storica mediante l’integrazione delle fonti d’archivio, della cartografia storica e tematica (cabrei, catasti e cartografia dell’Istituto Geografico Militare), delle immagini satellitari, delle fonti letterarie, osservazioni dirette e testimonianze orali ottenute tramite interviste.

Dalle fonti geostoriche è stato possibile censire i principali pascoli che a partire dal XV secolo, dall’istituzione della Dogana del bestiame, venivano sistematicamente affittati d’estate, consentendo allo Stato Pontificio e al Regno di Napoli cospicui guadagni.

Gli stradelli e le vie mulattiere che giungono a questi pascoli possono essere identificati come percorsi agro-pastorali.

Particolare della Carta d’Italia
IGM, particolare della Carta d’Italia, Foglio n. 151. Alcuni dei toponimi individuati relativi alla pratica pastorale. Il toponimo campo staffi, principale pascolo del comune di Filettino, deve il suo nome agli “stazzi”, ossia ai recinti che venivano costruiti per dare rifugio alle pecore. Nella cartografia ufficiale è inoltre possibile individuare toponimi quali le pecorella o le fontani (Trevi nel Lazio) o costa della lanna con chiari riferimenti ai fontanili, alla lana e alle greggi che fino al XIX contavano numerosi capi in queste zone: basti pensare che nel 1843 a Trevi nel Lazio ad esempio erano presenti 5.268 pecore ed oltre 3.000 capre (Archivio di Stato di Frosinone, delegazione apostolica, buste 1383 – 1384). Si menziona poi il Passo di Serra Sant’Antonio situato al confine con l’Abruzzo, tra i Monti Cantari a sud e i Monti Simbruini a nord, che collega i territori dei comuni di Filettino e Capistrello attraversando lo spartiacque tra il bacino dell'Aniene e quello del Liri e mettendo in comunicazione la provincia di Frosinone con la provincia dell'Aquila. Dalla strada per il valico si accede, nel versante laziale, presso un bivio secondario, all'area montana di Campo Staffi, come già detto, principale pascolo del comune di Filettino.

Parallelamente alla ricerca d’archivio, è stata condotta un’indagine sul terreno che, con un approccio partecipativo e inclusivo delle comunità locali, ha permesso di individuare i percorsi di transumanza, censire le emergenze architettoniche e le infrastrutture connesse, gli elementi storico-artistici meritevoli di studio, raccogliere informazioni su usi, tradizioni locali, feste, rituali collettivi e toponimi connessi con la transumanza e con il tratturo.

Carta Topografica
Particolarmente interessante è il toponimo sferracavallo o malcavallo riferito ai sentieri della transumanza che si inerpicano sui monti della Valle di Comino, talmente ripidi – come, tra l’altro, è stato potuto verificare durante i sopralluoghi effettuati – che le cavalcature erano solite perdere i ferri. Il toponimo mandra o capo mandro indica invece recinti lignei o realizzati con macere utilizzati per lo stanziamento stagionale degli armenti, mentre con i toponimi polledrare e stallonare si indicano i ricoveri per grandi mandrie di equini. Vicino a questi toponimi si trovano spesso i termini pascolaro e riserva, grandi distese di terreno riservate al pascolo. Il toponimo valle Inguagnera, indica la zona in cui pastori portavano le pecore a lavare prima della tosatura, mentre monte stazzitello contraddistingue una zona di stazzi, recinti dedicati al ricovero degli animali. L’esistenza di una zona del territorio di Alvito che un tempo era destinata alla tosatura estiva delle pecore è testimoniata dal toponimo capo al Caroso, mentre il termine salere fa riferimento alle pietre sulle quali veniva posto il sale per gli ovini. La presenza dei termini pozzillo e pizzaca identificano invece i pozzi d’acqua dove generalmente gli armenti sostavano per rifocillarsi durante la transumanza. Nel territorio di San Donato, lungo la mulattiera che conduce al valico di Forca d’acero, si trova spesso il toponimo cappella, che indica la presenza di una icona religiosa a cui i pastori affidavano le loro preghiere nel lungo viaggio che li attendeva. Fonti: Carta Topografica (F. 13° - Foglio 7, 1842-1859), redatta dal “Regio Officio Topografico Napoletano” per la realizzazione della Carta del Regno di Napoli.

La toponomastica si è rivelata uno strumento utile per decodificare il messaggio delle rappresentazioni e per comprendere il significato intrinseco dei simboli grafici, altresì per ricostruire la percezione umana e la cultura passata in merito alla pastorizia transumante.

I toponimi relativi a spedali e osterie, stazioni di posta, valichi, dogane, fontanili, stazzi, cappelle, santuari e conventi costituiscono un patrimonio valido per rintracciare e ricostruire i percorsi agro pastorali che nei secoli si sono persi anche nella memoria locale.

Carta della Campagna Romana, 1802.
Bernardino Olivieri, Carta della Campagna Romana, 1802. (https://geoportale.cittametropolitanaroma.it/cartografia-storica/19/32/campagna-romana) Carta della Campagna Romana graduata con il nord in alto. L’orografia è schematica mentre ricca è l'idrografia e la rete stradale. L’Area dei Monti Simbruini è racchiusa tra la Via Tiburtina Valeria e la Via Sublacense. I centri abitati sono ridotti all'essenziale e vengono rappresentate alcune delle vie mulattiere che li collegavano.

Carallo Sara e Impei Francesca (2022), Tracce di Transumanza nei Monti Simbruini e nella valle di Comino. Fonti ed iconografie di un progetto di ricerca, Olevano Romano – Alvito, Società Geografica Italiana.