Le architetture rurali

Strutture pastorali e religiose

Durante la campagna di rilievo è stato possibile individuare architetture rurali, che costituiscono una chiara testimonianza della vita agropastorale nelle aree di studio. Con riprese video e fotografie, realizzate sia a livello del suolo che con sistemi aeromobili a pilotaggio remoto, sono stati individuati e censiti molti elementi archeologici e architettonici riconducibili alla transumanza.
Si tratta di passi e valichi di montagna, volubri, fontanili e abbeveratoi, recinti per la custodia notturna degli animali denominati stazzi, riposi, pagliare estive destinate alla conservazione del fieno, taverne, solo per citarne alcuni. Numerose inoltre le edicole votive, le chiese e i santuari incontrati lungo percorsi di transumanza.

Particolare della Carta d’Italia
IGM, particolare della Carta d’Italia, Foglio n. 151, I S.O.
L’Edicola votiva di Santa Maria della Portella a Trevi nel Lazio (Fr). Foto Francesca Impei, 2022. L’edicola si trova lungo un percorso di transumanza che dai Simbruini conduceva al Basso Lazio. Il sentiero 692c censito dal Parco ricalca il tracciato della via mulattiera che dal Ponte Romano di San Teodoro conduce a Santa Maria della Portella e poi all’Arco di Trevi. L’edicola in questione ha un valore rilevante, in quanto racconta il legame tra le Paludi pontine e i Monti Simbruini. Giovan Battista Ciolli, che ha restaurato l’edicola in questione alla fine del XIX secolo, ha rappresentato sul soffitto un gambero delle paludi che insegue un cavallo dei Simbruini che a sua volta insegue una stella polare. La stella rappresenta la Madonna, il cui culto ha sostituito quello in onore di Ercole, diffuso in epoca precristiana
Particolare del soffitto dell’Edicola di Santa Maria della Portella a Trevi nel Lazio
Particolare del soffitto dell’Edicola di Santa Maria della Portella a Trevi nel Lazio. Foto di Francesca Impei, 2022
Volubro Nuovo a Jenne.
Volubro Nuovo a Jenne. Foto Francesca Impei, 2022. Il volubro si trova lungo un percorso agro-pastorale che conduce ai Fondi, pascolo principale dell’area, frequentato dai pastori transumanti nel periodo estivo. Il pascolo di Monte Porcaro invece, come testimoniano i locali, era destinato agli allevatori del luogo ed è stato per molto tempo di pertinenza dell’Abbazia sublacense. L’area un tempo votata all’agricoltura e alla pastorizia è stata oggetto di un processo di rimboschimento ed oggi è coperta quasi interamente da vegetazione (conifere e faggi). Il Volubro di Jenne e tutti gli abbeveratoi artificiali dei Simbruini rappresentano un segno chiaro e tangibile del passaggio di greggi ed armenti.
Gli stazzi situati in località Prati di mezzo
Gli stazzi situati in località Prati di mezzo. Foto Sara Carallo, 2022
Nella Valle di Comino, ad esempio, particolarmente interessanti per lo studio della pastorizia transumante sono gli stazzi di prati di mezzo, recinti situati all’aperto dove viene radunato il bestiame per trascorrere le ore notturne. I recinti, con l’ausilio di cani da guardiania, fungono anche da difesa nel caso degli attacchi da parte degli animali predatori, molto frequenti nella zona come affermato dai pastori intervistati. Si tratta di insediamenti di tipo temporaneo, situati nei pascoli d’alta quota, adibiti alla permanenza stagionale degli armenti. Sono costruiti nei pressi di luoghi facilmente accessibili anche ai mezzi automobilistici per consentire ai familiari dei pastori di portare le provviste in maniera agevole e comoda, con una buona pendenza per garantire il deflusso idrico e in cui vi è disponibilità di acqua (sorgenti e corsi d’acqua indispensabili per la vita degli armenti e del pastore stesso, per la conservazione temporanea del latte, per la preparazione del cibo e per tutte le esigenze del pastore) e di legname (utile per accendere il fuoco, preparare il formaggio, scaldarsi e anche per effettuare riparazioni d’emergenza alla stazzo). Gli stazzi di prati di mezzo vengono utilizzati anche per tutte le attività svolte dai pastori: la mungitura, la produzione del formaggio, la preparazione del cibo, la cura degli animali. (Bindi, 2020)
I resti di un villaggio pastorale
I resti di un villaggio pastorale situato nei pressi dei pascoli di Val lattara, località Trichiano nel territorio di Alvito, attivo fino agli anni Ottanta del Novecento. Foto di Sara Carallo, 2022. Nella Pianta del versante occidentale della Catena di Montagne in controversia tra i Comuni di Campoli e di Alvito (ASFr, Usi civici, busta 86, XIX secolo), sono rappresentati gli jacci, ovvero gli stazzi dei suddetti pascoli e la strada per Pescasseroli, il tratturello che li attraversa e conduce a Pescasseroli valicando il passo di Monte Tranquillo.
Santuario di Santa Maria di Canneto
Un importante luogo di preghiera e rifugio per i pastori transumanti nella Valle di Comino è il Santuario di Santa Maria di Canneto, situato nel territorio di Settefrati (foto di Antonio Vano). La leggenda narra che la Madonna di Canneto sia apparsa in località “Capodacqua”, a una pastorella di nome Silvana e le chiese di andare immediatamente dall’arciprete di Settefrati per convincerlo a costruire in quel luogo una chiesa dedicata alla Madonna. Per convincere la pastorella a recarsi dall’arciprete, la Madonna fece improvvisamente sgorgare una sorgente di acqua da una rupe che avrebbe consentito al gregge della pastora di poter abbeverarsi mentre lei era via. Il Santuario fu costruito in tempi brevi, come desiderato dalla Madonna apparsa alla pastorella, ed è ancora oggi luogo privilegiato di pellegrinaggio.

Testo tratto da: Carallo Sara e Impei Francesca (2022), Tracce di Transumanza nei Monti Simbruini e nella Valle di Comino. Fonti ed iconografie di un progetto di ricerca, Olevano Romano – Alvito, Società Geografica Italiana.