La Transumanza
La transumanza ha contribuito a plasmare la fisionomia territoriale e paesaggistica dell’Europa mediterranea dal secondo millennio a.C. (Sarno, 2014).
Cos'è la transumanza
Questa antica pratica pastorale, che prevede lo spostamento stagionale di pastori, greggi e mandrie da pascoli di montagna a pascoli di pianura (demonticazione) e viceversa (monticazione) (Pullè,1915, 1929) è stata di recente proclamata dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’umanità (2019).
Nella loro migrazione i pastori percorrono lunghe vie naturali chiamate tratturi, che spesso coincidono con le storiche arterie di comunicazione romana. Il tratturo una vera e propria infrastruttura viaria, larga mediamente 111 metri, organizzata e strutturata per accogliere cospicue masse di bestiame e da cui si diramano altri percorsi trasversali di larghezza inferiore, i tratturelli (larghi dai 18 ai 37 metri) e diramazioni longitudinali, i bracci tratturali (tra gli 6 e i 10 metri) che mettono in comunicazione centri abitati e sedi di fiere al percorso tratturale principale (Marino, 1992). Nel caso dei Monti Simbruini e della Valle di Comino (aree di studio del presente progetto pilota) non parliamo certo di tratturi, piuttosto di sentieri e vie mulattiere che fino alla prima metà del Novecento costituivano il reticolato stradale di entrambe le aree e connettevano i centri abitati ai principali pascoli.
Il paesaggio è costituito da alcuni specifici elementi, divenuti veri e propri “iconemi” che hanno contribuito a rafforzare il senso di appartenenza delle popolazioni e ad arricchire di significato il paesaggio stesso: fontanili, pagliari, stazzi adibiti per la sosta delle greggi, chiese, santuari, edicole votive, passi, taverne e stazioni di posta, solo per citarne alcuni.
Nelle vaste pianure erbose, generalmente in prossimità dei corsi d’acqua in luoghi esposti a mezzogiorno e al riparo dai venti freddi, i pastori sostavano con gli armenti in attesa dell’assegnazione della posta che avveniva dopo la conta del bestiame e il pagamento della fida, il canone annuo riscosso dalla Dogana per l’affitto delle terre di pascolo (Rombai, 2002; Pellicano, 2007).
Il valore economico della transumanza, rilevante fino al XIX secolo, è decaduto a partire dalla seconda metà del secolo scorso: la riforma fondiaria degli anni Cinquanta, l’aumento demografico che incentiva l’appoderamento agricolo a scapito delle aree di pascolo e la crisi della commercializzazione della lana hanno indotto i pastori all’abbandono del proprio mestiere e in alcuni casi all’emigrazione. Buona parte dei percorsi sono stati trasformati in strade asfaltate o sostituiti da altre infrastrutture moderne che hanno stravolto indelebilmente la loro fisionomia e la loro storica funzione (Sarno, 2014; Pellicano, 2007).
Prospettive Future
Le transumanze dell’Appennino Centrale erano le seconde nel Mediterraneo per importanza dopo quelle spagnole e avevano il loro punto di forza nell’Abruzzo montano e nei suoi immediati dintorni (Piccioni, 1999, p. 4) compresi i Monti Simbruini e la Val Comino.
Oggi la pratica della pastorizia itinerante non ha più la rilevanza economica di un tempo e nelle aree di studio è stata spesso sostituita da forme stanziali di allevamento integrate all’agricoltura e/o da “moderne” pratiche di transumanza su gomma; solo in casi isolati, resiste nelle forme tradizionali. Anche laddove gli antichi tratturi non siano più percorsi dai pastori e dai loro armenti, è possibile scorgere i segni dell’allevamento itinerante nelle architetture rurali (ricoveri pastorali, fontanili, edicole votive, santuari, ponti), nella toponomastica e nel lessico, nonché nelle pratiche reiteranti di sosta, preghiera e ristoro, nei riti popolari e/o religiosi e nelle tradizioni artigianali, musicali, letterarie ancora vive nei ricordi degli ultimi pastori transumanti che la ricerca intende individuare e conservare.
I tratturi intesi come «spazi culturali associati alla transumanza» (Curci e Gaeta 2019), potrebbero essere tutelati e valorizzati in chiave turistico-culturale attraverso la creazione di ecomusei itineranti della transumanza o ripristinati nella loro funzione originaria attraverso politiche che agevolino pratiche moderne di transumanza come accade in Spagna o in Francia, dove l’intesa tra associazioni di allevatori ed istituzioni consente ancora la transumanza dalla Provenza alle Alpi (Duclos, 2016).
Nelle aree di studio è stato possibile individuare esperienze di tutela e valorizzazione dei sistemi tratturali o, almeno, percepire le intenzioni di associazioni ed enti locali a muoversi in questa direzione. Basti pensare che il Parco dei Simbruini è attraversato da circa 450 Km di sentieri, molti dei quali intercettano vecchi tratturi e in Val Comino l’associazione “I cavalieri dei tratturi della Val Comino” è impegnata nella valorizzazione di alcuni itinerari, tra cui diversi tratturelli, percorribili a piedi o a cavallo.
Il sistema tratturale e l’insieme delle attività economiche ad esso connesso sono inoltre al centro del progetto “Rete del turismo caseario” volto a promuovere un cicloturismo esperienziale votato alla scoperta dei luoghi dell’attività casearia della Val Comino. Il territorio dei Simbruini invece è coinvolto da trent’anni nella “Cavalcata della Transumanza”, la rievocazione storica del viaggio che compivano a piedi o a cavallo i pastori dei Simbruini verso l’Agro Pontino e viceversa attraversando il territorio di 16 comuni (Anzio, Nettuno, Latina, Aprilia, Cisterna di Latina, Cori, Artena, Colleferro, Paliano, Serrone, Piglio, Fiuggi, Guarcino, Arcinazzo Romano, Trevi nel Lazio e Jenne) e tre Province (Roma, Latina e Frosinone), delineando una specifica geografia del movimento armentizio, in grado di connettere spazi distanti e distinti. La ricerca in corso, attraverso la ricostruzione della rete tratturale, intende cogliere tali connessioni e porre le basi per ipotizzare politiche integrate di recupero e di valorizzazione dei tratturi e della transumanza.
Testi tratti da Carallo Sara e Impei Francesca (2022), Transumanze nel Lazio: i tratturi dei Monti Simbruini e della Val Comino, in Spagnoli Luisa (a cura di) «Itinerari per la rigenerazione territoriale tra sviluppi reticolari sostenibili», Collana scienze geografiche, Roma, FrancoAngeli, pp. 243-251.